Possibile stralcio delle mini cartelle


Il nuovo Governo, nel dossier di una più ampia pace fiscale, mette in agenda un’altra operazione di stralcio integrale delle mini cartelle. Un’ipotesi che si pone in scia alle cancellazioni – seppur con regole differenti – messe in atto nell’ultima legislatura da due Esecutivi diversi: il governo Conte I, sostenuto dalla maggioranza gialloverde, e quello guidato da Mario Draghi. I due annullamenti integrali di tasse, multe stradali e contributi, secondo le stime della Corte dei conti, potrebbero aver riguardato in tutto più di 50 miliardi di euro iscritti a ruolo. Cifra che può sembrare enorme, ma che va rapportata alla mole abnorme dei carichi affidati all’agente della riscossione e ormai quasi impossibili da incassare: alla fine dello scorso anno avevano raggiunto i 1.100 miliardi di euro.

Anche la portata di questi numeri fa capire perché il tema della pace fiscale e di una nuova misura “taglia debiti” sia una priorità per la maggioranza di centrodestra e il governo di Giorgia Meloni. Sarebbe, insomma, un segnale “distensivo” verso i contribuenti ancora alle prese con le crisi economiche post Covid ed energetica e, allo stesso tempo, permetterebbe di svuotare il magazzino dell’agente della riscossione.

Sono necessarie, però, almeno due ordini di valutazioni. Da un lato, il livello a cui sarà fissata l’asticella dei mini-debiti da stralciare, cioè l’importo che farà scattare la cancellazione. Dall’altro, gli anni che saranno oggetto del condono. Sono entrambi fattori legati a doppio filo ai margini di finanza pubblica, con cui governo e maggioranza dovranno fare i conti.

Ad esempio, l’ipotesi valutata inizialmente di fissare a 3mila euro la soglia degli annullamenti ai carichi (i singoli debiti per cui sono maturate le condizioni per la riscossione) rischia in questo momento di essere non sostenibile per le coperture necessarie. Più probabile, quindi, che ci si possa attestare a un valore tra i 1.000 e i 2.000 euro.

Ma, come anticipato, c’è anche la questione degli anni a cui si riferiscono le posizioni debitorie. Sia nell’edizione della pace fiscale 2018 (stralcio integrale per i debiti fino a mille euro) sia in quella 2021 (stralcio fino a 5mila euro ma limitato solo a chi aveva un reddito non superiore a 30mila euro) il bacino di riferimento è stato rappresentato dagli anni 2000-10. Di fatto, quindi, si rischierebbe di andare su un terreno già (ampiamente) arato, soprattutto in caso di soglia fissata al ribasso, rendendo di fatto molto ridotto, anche in termini di marketing politico, l’impatto della sanatoria. Anche per questo, tra le valutazioni del nuovo Esecutivo, c’è l’opportunità di spingere un po’ più in avanti l’orizzonte temporale, arrivando così a interessare posizioni debitorie più recenti.

Il “mattoncino” da mettere con lo stralcio integrale farebbe comunque parte di una strategia più ampia, su cui si innesterà anche una rottamazione-quater (si veda Il Sole 24 Ore del 26 ottobre). Il meccanismo sarà rivisto rispetto alle precedenti edizioni:

  • si punta a far rientrare nella nuova definizione agevolata tutti i carichi affidati alla ex Equitalia fino al 30 giugno 2022, con la ricaduta pratica di ricomprendere anche cartelle inviate sia prima che dopo l’emergenza Covid;
  • la nuova misura allo studio prevede il pagamento integrale delle imposte dovute e un forfait del 5% per sanzioni e interessi;
  • il piano dei versamenti degli importi dovuti sarà rateizzato in almeno cinque anni;
  • si punta ad azzerare le posizioni dei decaduti dalle precedenti sanatorie, permettendo loro di rimettersi regolarmente in corsa. Un problema che, ad esempio, sulla rottamazione ter si è avvertito parecchio, considerato che le scadenze (poi più volte rinviate) sono cadute nel bel mezzo dell’emergenza Covid e di quella dei rincari energetici e dei prezzi, che stanno mettendo a dura prova la situazione finanziaria di famiglie e imprese.

Fonte: Redazione TFDC

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